giovedì 15 dicembre 2011

La "Rivergination Impossible" della lega nord

Vedere le immagini di ieri ed oggi in parlamento mi ha suscitato sentimenti contrastanti.

Da un lato la faccia finalmente sorridente di Calderoli, che esprime il sollievo di non essere più al governo (al suo sollievo aggiungo anche il mio) rappresenta quell'idea giocosa del bambino alle elementari, che dopo due ore a fare i noiosi conticini, finalmente può uscire in cortile a giocare per la ricreazione. E via col pennarello a scrivere "ti voglio bene mamma", "abbasso le verdure",  "le tasse sono brutte".

Dall'altro gli insulti a Schifani e Fini mettono in moto (purtoppo) i soliti sentimenti di disprezzo profondo nei confronti di chi, alla faccia degli ideali, si conferma refrattario ad ogni forma, anche minima, di coerenza politica.

La strategia leghista di oggi è semplicissima, urlare fortissimo che si è contro le misure Montiane, sperando che gli elettori siano così ottusi da crederci di nuovo alle prossime elezioni.

Ho le mie ragioni per credere che questo tentativo potrebbe fallire.

Prima obiezione: governo del fare. E' già bastato Monti all'ennesimo attacco, e nonostante il guaio di conciliare una coalizione impossibile, improbabibile ed improponibile, a zittire qualunque leghista con la frase di ampio significato storico "ma scusate perchè non avete fatto voi le manovre visto che avete governato 8 anni negli ultimi 10". Questione chiusa. Non far niente non è una politica, avvantaggia i forti contro i deboli, esattamente ciò di cui si accusa Monti.

Seconda obiezione: diversità. I leghisti hanno raccolto consensi dicendo di essere diversi, diversi da chi? I fatti dicono che non è stato così. Una volta al governo hanno perpetrato le stesse metodologie di gestione politica che contestavano al pentapartito. Uomini nei consigli di amministrazione delle partecipate pubbliche (compreso il cda RAI), parenti-amici piazzati quà e là, dai figli di Bossi (consigliere regionale e portaborse europeo) allo scandaloso contributo pubblico per la scuola privata della moglie. Alle spese inutili, come i ministeri al Nord. A chiudere definitivamente il discorso sulla diversità leghista arrivano gli unici due parlamentari che si dimettono per mantenere il vitalizio, di quale partito? Leghisti ovviamente! Dussin e Pirovano, entrambi col doppio incarico, doppia sedia doppio culo. Si direbbe a Napoli ommemmer........itevoli.


http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/12/e-sono-due-un-altro-leghista-si-dimette.html


Terza obiezione: efficienza. Siamo meglio noi degli altri, quì finisce la Rivergination tentata da Maroni, Leghista ministro dell'interno, acchiappa Casalesi, inflessibile con i migranti, peccato che da sotto il naso gli sia sfuggito il vicepresidente del consiglio regionale in Lombardia, appoggiato dalla Lega, che prendeva tangenti alla vecchia maniera con tanto di busta formato famiglia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/nicoli-cristiani/


Carissimo Maroni, secondo me, se salvi Romano e Cosentino in parlamento, a qualcuno il dubbio che ci sia l'impunità per i potenti potrebbe anche venire....... o no?


Votare per arrestare mezzo mondo durante la ricreazione non credo servirà a cambiare le cose.





mercoledì 30 novembre 2011

Qualcuno di cui fidarsi

Le notizie che arrivano oggi si presterebbero ad una buona dose di speculazione politica, carino il paradosso del PDL Lombardo che aveva parlato di "questione morale" nel PD per il caso Penati, peccato che uno dei loro in consiglio regionale sia arrestato a momenti in fragranza di tangente, con tanto di busta piena di soldi in casa.

Verrebbe bene pure la battuta sul perchè il PDL si oppone strenuamente alla limitazione del contante (cosa che tra l'altro avviene in Gran Bretagna patria del liberismo, manco fosse l'URSS).

Ma quello che inquieta e pone gli interrogaivi più pesanti è quello che accade in Calabria. Hanno arrestato un pò di tutto, Politici, Giudici, Avvocati, Finanzieri e chi più ne ha più ne metta.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/30/ndrangheta-arrestato-magistrato-calabrese-favoriva-cosche/174168/

C'è anche il caso della moglie del giudice nominata commissario dell'Asl di Vibo proprio per i rapporti di "collaborazione" con i politici invischiati. Insomma, il controllore che non controlla un'accidente perchè è stato messo lì proprio da chi chiudeva gli occhi sul malaffare.

Lo sconforto diventa totale quando emergono le implicazioni dei finanzieri.

Di chi ci si può più fidare? Meno male che la "toga rossa" per eccellenza sia venuta a fare un pò di pulizia, tra l'altro indagando su altre faccende, ma basterà? A chi possiamo chiedere aiuto? Ai tecnici? Ma ce l'abbiamo un Monti in Calabria? Probabilmente no, se i commissari straordinari sono quelli di quest'inchiesta stiamo freschi. Dobbiamo far tornare i Piemontesi armati?

Che risposte può dare la politica? Per ora nessuna, Scopelliti, il Berluschino per eccellenza, con tanto di giuramento-pagliacciata con Berlusconi in campagna elettorale, ha dichiarato giustamente di voler leggere gli atti. Ha ragione. Ma siccome è già il secondo che gli arrestano sarebbe il caso di chiedersi come diavolo ha selezionato i candidati.
http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/reggio_consigliere_regionale_santi_zappala_dimissioni_lettera_carcere_associazione_mafiosa_.html

Siccome Zappalà è stato arrestato perchè chiedeva i voti alla ndrangheta e Morelli è considerato dagli inquirenti l’anello di collegamento tra i clan e gli ambienti politici nazionali, sarebbe il caso che Scopelliti si cominci a chiedere con quali voti è stato eletto.

Ovviamente nessuno si aspetta che si dimetta, ci mancherebbe altro, la mattina li conterà in consiglio regionale, finchè ha la maggioranza rimane.

Nel frattempo si può solo auspicare una rivolta della Calabria civile, di quella maggioranza silenziosa, che ora come ora, non può fidarsi di nessuno.

giovedì 24 novembre 2011

I licenziamenti facili e le dimissioni impossibili.

L'evoluzione del dibattito politico è sempre piuttosto casuale e mette a confronto spesso situazioni paradossali.

Ad esempio la richiesta di dimissioni presentata da 4 (ripeto 4) esponenti del PD nei confronti del responsabile economico del partito Fassina. La motivazione, diciamo per esemplificare, è di essere andato troppo a sinistra. Per un partito che incorpora una parte dell'ex PCI, sembrerebbe una contraddizione, e invece no.

L'aria c.d. "Liberal" imputa a Fassina di non essere un sostenitore delle riforme del mercato del lavoro proposte dal giuslavorista Ichino (sempre in quota PD) le quali recepirebbero in maniera compatibile le proposte della BCE.
Riassumendo in maniera semplice questo schema di riforma dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori, implicherebbe nel nuovo mercato del lavoro secondo i promotori: flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, ammortizzatori sociali e continuità contributiva per chi esce dal mercato del lavoro.

A mio avviso queste tre cose si dividono in tre categorie: una è inutile, una è dannosa mentre la terza è (attualmente) impossibile.

La flessibilità in entrata esiste già, non esistono vncoli di nessuna natura all'assunzioni di nuovi lavoratori, ne giuridici ne sostanziali, in quanto il volume della disoccupazione in Italia è enorme ed in costante aumento, in tutti i segmenti, quindi non si capisce per quale motivo le aziende dovrebbero sentirsi impedite dall'assumere. Esistono una serie di contratti atipici di formazione etc. che già oggi sussidiati dallo stato permettono corposi risparmi per le imprese, e danneggiano i precari che il più delle volte lavorano in violazione delle norme di legge (ma questo tema non fà dibattito). E' da sottolineare che gli strumenti contrattuali flessibili italiani hanno caratteristiche introvabili nel resto dei paesi industriali, sono utilizzati essenzialmente dal settore pubblico (per aggirare il blocco delle assunzioni), sono sottopagati rispetto a quelli a tempo indeterminato (il chè è una contraddizione con lo strumento), e infine danno diritto ad una pensione risibile (visto il basso livello di contributi versati) che scaricherà sul pubblico i costi sociali di una generazione di pensionati senza pensione.

In sostanza i costi della flessibilizzazione del mercato del lavoro, li stanno pagando già i lavoratori precari da circa 10 anni.

La dannosa è la flessibilità in uscita, le ragioni per cui è deprecabile sono molteplici, rimanendo a quelle di ordine economico, un elevato turn over dei lavoratori riduce la produttività, danneggia l'impresa, perchè non dà stabilità di mansione ai lavoratori e genera diseconomie di costo (molteplici studi teorici ed empirici lo hanno già ampliamente dimostrato). La generazione di cinquantenni che sarà respinta dal mercato del lavoro nel caso di licenziamento non troverà facilmente ricollocazione, andrà sostenuta e riqualificata dallo stato oppure accompagnata alla pensione con costi solo per il settore pubblico. I lavoratori potranno essere facilmente discriminati sul luogo di lavoro e ciò genererà un peggioramento delle condizioni "morali" di vita dei lavoratori. Il che si traduce ancora una volta in un peggioramento della produttività.

Una ristrutturazione degli ammortizzatori sociali, nelle attuali condizioni del bilancio statale, e con l'attuale composizione del parlamento, è semplicemente impossibile.
Gli strumenti per garantire continuità contributiva e sussidi di disoccupazione a chi perde il lavoro o ai precari, erano già presenti nel "libro bianco" di Marco Biagi. L'allora governo prese solo la parte conveniente del libro bianco, le forme contrattuali di neo-sfruttamento, e dimenticò la parte relativa agli ammortizzatori sociali, che è quella costosa.

Il rischio che sia discussa la proposta Ichino è concreto, come concreta è la possibilità che si attui solo la libertà nei licenziamenti lasciando a futura memoria l'introduzione di ammortizzatori degni di un paese civile, o l'introduzione di un'integrazione pubblica agli stipendi da fame dei precari.

In questo contesto l'attacco a Fassina è quantomeno ingiustificato, anche perchè su questo tema il pacchetto Monti-BCE sul lavoro è a scatola chiusa.

Ci sarebbero riforme veloci e licenziamenti facili che si potrebbero fare, ad esempio nelle partecipate pubbliche, c'è il caso di Finmeccanica, che come è stato spiegato in uno splendido servizio di Report funge da collocamento per molti parenti-figli e amanti scemi dei politici. In questo caso il licenziamento di Guarguaglini sembra impossibile, nonostante sia già pensionabile.

Una buona riforma sarebbe azzerare i cda delle controllate, ricontrattare i salari dei dirigenti collegandoli alla produttività, ed affidare "tutte" le nomine alle Authorities, nominate a loro volte dal Capo dello Stato magari in collaborazione con la Corte dei Conti, che valuterebbero i risultati di gestione anno per anno.

Si può fare questa riforma o dobbiamo aspettare che Guarguaglini sia preso dalle teste di cuoio?

giovedì 17 novembre 2011

L'Asino Cornuto

Ebbene si, che i leghisti non abbiano sempre brillato per acume è una cosa piuttosto assodata, ma Calderoli questa volta l'ha sparata veramente grossa. Chi è Calderoli? Si potrebbe dire tanto, ma a me piace ricordarlo come l'uomo che bloccò una pattuglia dei vigili del fuoco (ed i loro relativi stipendi) ad osservare un mucchio di fogli di carta che bruciavano, le sue c.d. "leggi inutili", perchè non sapeva che le leggi inutili non essendo più applicate si disapplicano, e quindi non ci sarebbe stato bisogno di bruciarle.
Insomma un genio, uno che passa le giornate così.
Tutti si saranno chiesti, qual'è il commento di questa volpe al nuovo governo? Io no, ma lui ha dovuto dire la sua lo stesso. Commentando il Ministero della "Coesione Territoriale" con queste parole riprese dal Messaggero: "il riscontrare la nascita di un ministero per la coesione territoriale significa aver creato il ministero del centralismo ovvero che ancora una volta il Nord verrà spremuto per garantire a qualcuno di continuare a mangiare a sbafo....".
E quì casca l'asino, pardon. Lasciando perdere che questo ministero esisteva già (lo aveva Fitto e si chiamava più o meno "Rapporti Regionali e Coesione Territoriale", ma non biasimo Calderoli, credo che nessuno se ne fosse realmente accorto, ne tantomeno che Fitto fosse Ministro).
La parte interessante riguarda il mangiare a sbafo, niente diceva il solerte Calderoli quando rompendo gli argini, il suo governo nominava ministri e sottosegretari come se piovessero, da Romano, ai tre sottosegretari Calabresi comparsi dal nulla (Gentile, Misiti, Galati) con deleghe a caso, una vale l'altra.
Nulla, diceva il solerte Calderoli, mentre la moglie di Pisacane (responsabile salvatore del governo) si quintuplicava lo stipendio all’Istituto di Sviluppo Agroalimentare (Isa), nonostante sia laureata in legge (da Il Fatto Quotidiano). Ne tantomeno ha abbaiato ai mangiatori a sbafo, il solerte Calderoli, quando la Gelmini a governo finito e Monti fresco di investitura, nominava al CNR un 74enne Napoletano già famoso per gli scandali di Parentopoli.
Forse sfugge un dettaglio, al solerte e fortunatamente ex-ministro Calderoli, o forse la matematica la studiò col trota, ma il nuovo governo, prima ancora di varare una sola legge, ha effettuato un cospicuo risparmio tagliando i ministeri e di conseguenza i sottosegretariati delle deleghe "alla cazzo" che si davano fino a 15 giorni fà.
I mangiatori a sbafo sono in diminuzione, ma forse non se ne è accorto.
E' il bue che dice cornuto all'asino o forse solo un asino cornuto.

venerdì 11 novembre 2011

c'è chi l'aveva detto

Adesso che siamo nella merda fin sopra i capelli, molti si chiedono che cosa hanno fatto gli Economisti per evitarlo, come se gli Economisti fossero una categoria dello spirito, e non invece una categoria nella quale non tutti la pensano allo stesso modo. Io da Economista una cosa l'avevo fatta, avevo sostenuto questo appello, scritto almeno 5 anni fà. Leggerlo o rileggerlo farebbe bene a chi si fà certe domande.
http://www.appellodeglieconomisti.com/

sabato 29 ottobre 2011

trionfali risultati della riforma della giustizia (titolo ironico e amaro): il caso Marlane

Viene rinviato un processo, niente di strano, la giustizia in Italia ha tempi incredibile per un paese sviluppato, ma la tragedia non è questa, o non solo questa.
Il processo è quello alla Marlane di Praja a Mare (CS) del gruppo Marzotto, ci sono 50 morti di mezzo, i suoi operai, vittime (secondo i loro familiari) delle sostanze utilizzate nello stabilimento.
Cinquanta, un numero enorme, classificabile come strage, morti di tumore, col loro carico di dolore che ha segnato per sempre le loro famiglie.
Ma dov'è che questa tragedia dà il segno del disastro nel quale viviamo?
L'ennesimo rinvio potrebbe portare alla prescrizione, non solo nessun colpevole, ma sopratutto nessuna verità.
Quando ho visto in tv al tg3 della Calabria il servizio sulla vicenda ho avuto un soprassalto, il motivo dell'ennesimo rinvio è un difetto di "notifica". 
Si dirà, non è colpa di nessuno, purtroppo non è vero. In questo periodo il governo in carica dichiara di avere le riforme decisive per il settore giustizia, purtroppo in mezzo a valanghe di provvedimenti discutibili (dalla legge sulle intercetazioni, al processo breve per finire al processo lungo) resiste un "può" che è decisivo per la morte dei processi, tra cui quello Marlane.
Le notifica "può" essere effettuata tramite posta certificata ai legali delle parti, ma non esiste l'obbligo, quindi raccomandate, messi giudiziari, auto delle forze dell'ordine senza benzina ed il gioco è fatto.
Manca la notifica ad un legale della difesa ed il processo si rinvia.
I difensori fanno il loro mestiere, e senza notifica non si presentano.
Come ha segnalato recentemente il giudice Gratteri, basterebbe sostituire il "Può" con un "DEVE" e avremmo le notifiche ai legali in tempo reale, meno carta, processi salvi, forze dell'ordine al lavoro e non in giro a consegnare lettere.
Riforma a costo zero, anzi, genererebbe un risparmio considerevole, oltre a velcizzare i processi, 5 minuti di lavore parlamentare, ma non si fà.

La reazione delle parti civili diventa rabbia, contro il giudice di turno che non può far altro che applicare la legge ed il corto circuito diventa completo. La gente si scaglia contro la giustizia che non funziona, che nel frattempo riceve meno fondi per far fronte all'enorme mole di lavoro, il tutto mentre il parlamento si occupa d'altro, ed il governo si schernisce contro le forze che ostacolano le riforme, quelle "vere", mica togliere un PUO'.

L'obiettivo è chiaro, più prescrizione per tutti, almeno finchè sopravvivono alcuni processi, e pazienza per chi dopo aver perso tutto si vede negato il diritto alla verità.

Abbiano almeno la decenza di non sbandierare le riforme della giustizia come un successo di questo governo, almeno non davanti ai morti della Marlane.

Per chi vuole avere ulteriori elementi:

http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/10/11/calabria-rinviato-il-processo-marlane-la-fabbrica-dei-veleni/